Quanti sono i disabili in Italia?

Senza dati certi è impossibile attuare le giuste politiche pubbliche 

Partiamo da un presupposto: cosa vuol dire oggi essere un disabile? Senza una definizione chiara di questa condizione, è difficile porre le basi per ricavare una stima di quante persone rientrino effettivamente in questa categoria. Una lacuna che rappresenta un problema non di poco conto ed è tutt’oggi oggetto di lunghe discussioni tra associazioni, fondazioni ed esperti. Un contesto con dei confini mai ben delineati in cui l’ISTAT cerca da tempo di orientarsi per dare un risposta definitiva, senza però riuscirci appieno.

La convenzione ONU del 2006 pone al centro l’individuo in questione in relazione al proprio sistema d’appartenenza, ambientale e sociale: “le persone con disabilità presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali che in interazione con barriere di diversa natura possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su base di uguaglianza con gli altri.” In altre parole, rispetto al passato, si mette al primo posto il concetto di inclusione e, appunto, di uguaglianza rispetto agli ‘altri’.

le persone con disabilità presentano durature menomazioni che in interazione con barriere di diversa natura possono ostacolare la loro piena partecipazione nella società

L’istituto nazionale di statistica, sfruttando un campione di 20mila famiglie o 50mila persone, svolge un’indagine denominata “Aspetti della vita quotidiana”  in cui vengono poste delle domande, tra la quali: “a causa di problemi di salute, in che misura lei ha delle limitazioni, che durano da almeno sei mesi, nelle attività che le persone abitualmente svolgono?” Le possibili risposte sono tre: limitazioni gravi, limitazioni non gravi, nessuna limitazione. Sui risultati e le analisi di questi dati, il governo nazionale programma politiche e finanziamenti per tutte i servizi di assistenza sanitaria e non, come ad esempio le iniziative volte all’inclusione, all’accesso al lavoro, all’ istruzione, allo sport e alle opere pubbliche per la rimozione delle barriere architettoniche. 

L’organizzazione mondiale della sanità (OMS) stima che le persone affette da disabilità sono pari al 15% della popolazione mondiale, oltre un miliardo di persone. In Italia, secondo l’ISTAT, la popolazione con gravi limitazioni a svolgere attività abituali superano il 5% del totale, oltre 3 milioni si persone. Mentre, le pensioni d’invalidità erogate dall’INPS arrivano al 4,3 milioni. A oggi, l’istituto di previdenza è riuscita a digitalizzare documenti e certificazioni redatte nei referti medici necessari a valutare lo stato effettivo del richiedente solo a partire dal 2010. Di conseguenza, non esiste uno storico che consenta di ricostruire uno scenario chiaro e ben definito, se non per quest’ultimi 12 anni. Un dato di certo non sufficiente e che costringe l’ISTAT ad operare solo indagini a campione.

L’ultima legge di Bilancio per il 2022 prevede di passare dai 300 milioni di spesa annua per servizi essenziali, ai 350 milioni fino al 2026. 

Basteranno? Anche il governo stesso s’interroga sulla stessa domanda.

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